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Papillon: tipi e usi nel vestiario elegante degli italiani

Il papillon è un tipo di cravattino tradizionale che ultimamente sta passando di moda nell’abbigliamento di tutti i giorni; si tratta di un fiocco da inserire nella parte inferiore del collo o in altre zone prossime; i papillon moderni sono legati utilizzando un nodo chiamato anche nelle sartorie “nodo di prua”. Il papillon è quindi un nastro di tessuto legato attorno al collo di una camicia in modo simmetrico in modo che le due estremità opposte formino dei cappi.

Tipi di papillon

Ci sono generalmente tre tipi di papillon: il pre-legato, il fermaglio e la cravatta.

I papillon pre-legati sono cravatte in cui il caratteristico arco è cucito su una fascia che gira intorno al collo; alcuni utilizzano il “clip-on”, altri modelli invece si agganciano direttamente al colletto. Il tradizionale papillon, costituito da una striscia di stoffa che chi lo indossa deve legare a mano, è anche conosciuto come un papillon che si fissa dietro come cravattino.

I papillon possono essere fatti di qualsiasi materiale in tessuto, ma la maggior parte sono fatti di seta, poliestere, cotone o una miscela di tessuti. Alcuni tessuti (ad es. Lana o velluto) sono molto meno comuni per i papillon che per le ordinarie cravatte a quattro mani. Riguardo al materiale con cui sono fatti questi capi di abbigliamento è vero che il materiale tradizionale è il tessuto ma ultimamente stanno emergendo (e stanno ricominciando a essere usati, forse perché escono in questo modo fuori dallo schema “tradizionale”) anche papillon di legno alla moda per matrimoni, feste, eventi particolari (e quindi si perde una parte dell’identità di questo capo vestiario ma dall’altra parte si conserva l’uso tradizionale come simbolo di eleganza alle feste o eventi speciali) e addirittura si sente parlare di “papillon in vetro”.
In realtà ci sono anche altri materiali non convenzonali che stanno avendo successo mentre il “tradizionale” tessuto perde sempre più terreno.

Gli italiani ed il papillon nel vestiario

La cravatta a farfalla è in Italia associata strettamente ad un abbigliamento massimamente formale. È considerata un indumento indispensabile nella tenuta a smoking o frac. Altro uso tipico è quello associato ad abbigliamento da cameriere da serata di gala. Nell’immaginario collettivo, oltre a questi riferimenti, la farfalla è associata all’abbigliamento tipico di particolari professioni, quali l’architetto o il professore universitario, ma ciò non ha, o ha perso, un riscontro nella realtà. La cravatta a farfalla risulta di assai raro uso in situazione meno formale, in semplice alternativa alla cravatta e, oggi, ha un sapore démodé; i giovani tuttavia stanno apprezzando i nuovi modelli per nulla tradizionali come i papillon di legno e di altri materiali non convenzionali per i papillon classici.

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La conciatura delle pelli: dal medioevo sino ai giorni nostri

Di fatto la necessità di conciare una pelle, di renderla perciò imputrescibile, è un problema affrontato dall’uomo già agli albori della sua storia. Infatti i primi uomini non conoscendo la tessitura si coprivano, come risaputo, con pelli degli animali cacciati, che presentavano però l’inconveniente di dare origine a fenomeni putrefattivi dopo qualche tempo.

La storia della conciatura delle pelli

Per dare una spiegazione alla scoperta della possibilità di conciare le pelli si pensa che, casualmente, qualcuno dei nostri antenati abbia gettato delle pelli scuoiate all’interno di uno stagno o una pozza d’acqua, e di ritrovarle ancora intatte e indurite dopo qualche giorno. Ovviamente questo fatto ritrova un riscontro scientifico in quanto, all’interno di una pozza d’acqua e/o stagno, si può creare una situzione tale per cui in esso vi sia presente un’elevata quantità di tannini naturali provenienti dalla decomposizione delle foglie di alberi che vi sono cadute dentro (il tannino è una sostanza conciante). Ecco quindi che partendo da questo presupposto si può arrivare a capire come l’uomo sia riuscito ad affinare le proprie abilità di conciatore, e quindi di produttore di cuoi, fino ad arrivare all’età medioevale, periodo durante il quale nasce “l’arte della concia” come molte altre arti(si veda il significato storico di arte come mestiere). La concia è una vera e propria arte dunque che si sviluppa contemporaneamente sia in Italia che in Spagna, che in vari altri paesi, seppur con metodologie differenti, a partire dal Medioevo.

La conciatura delle pelli nel medioevo

Specificamente per l’Italia quest’arte ha uno sviluppo rilevante attorno al 1300 circa nella zona della laguna di Venezia, per poi estendersi ad altri centri del nord. Il metodo allora utilizzato per conciare le pelli aveva una durata lunghissima che poteva essere anche di qualche mese, con il tempo però si cercherà di diminuire questo periodo ricercando dei metodi di concia più rapidi, come si vedrà in seguito. Ovviamente il mestiere del conciatore non va localizzato solamente in queste aree della penisola, anche se questi sono stati i centri principali in cui questo fenomeno si è sviluppato.

Alcuni centri importanti oltre alla laguna veneziana furono, per esempio: Vicenza, Bassano del Grappa, e altri paesi limitrofi, di cui si parlerà successivamente, come ad esempio Arzignano. Nelle due città appena citate l’arte della concia ha avuto modo di svilupparsi grazie alla grande quantità di acqua disponibile, infatti, la maggior parte delle operazioni che portano alla trasformazine della pelle in cuoio, ne comportano un grande utilizzo. Nella città di Vicenza, per esempio, sono presenti due importanti corsi d’acqua: il fiume Bacchiglione e il fiume Retrone sulle cui sponde si svolse per molto tempo l’attività della concia. Una delle novità nella lavorazione del cuoio risalente al 1700 circa è dovuta alla scoperta del modo di ottenere dei cuoi scamosciati.

La concia delle pelli per l’abbigliamento nel 1700

Fra il 1700 e il 1800 cominciano a comparire nel paese di Arzignano i primi centri per la concia dei cuoi della zona, tale fenomeno è dovuto alla posizione stessa della cittadina, infatti, essa è situata nell’alta valle del Chiampo (fiume che attraversa Arzignano e che prende nome da un paese confinante) e per questo è ricca di salti d’acqua e rogge a corso rapido, che permisero la movimentazione dei mulini per la macinazione delle materie concianti(fino ad allora era usata la polvere ottenuta dalla macinazione del “sommaco veneto” o della ghianda che contengono un’elevata percentuale di sostanza tannica).
Nel secolo scorso

Durante questo periodo nasce anche la necessità di trovare un metodo di concia del cuoio sufficientemente veloce o che comunque permettesse di diminuire la durata dei trattamenti. Una risposta effettiva a questo problema è stata data nei primi anni del 1900 con la scoperta della possibilità di utilizzare un minerale particolare, e cioè il cromo esavalente (Cr6+ ottenuto con un metodo di cui si parlerà in seguito). L’effetto che questo minerale provocava sulla pelle era quello di renderla un cartoccio di colore verdognolo, che anche se non presentava delle caratteristiche adatte ad essere commercializzato, in quanto era troppo duro e rigido, aveva comunque il pregio di poter essere prodotto in poche ore. Partendo dunque da questo risultato iniziale, i conciatori riuscirono, nella zona di Arzignano, a modificare la tecnica conciaria in modo tale da evitare questo effetto di “accartocciamento” della pelle, e di produrre cuoi con caratteristiche meccaniche superiori rispetto a quelli conciati al naturale e in minor tempo, per la concia al Cr6+ bastavano infatti circa 4 ore, rispetto agli svariati giorni necessari per la produzione di cuoi con l’ausilio dei tannini.

La conciatura delle pelli per l’abbigliamento dal 1900

Durante tutto l’arco del 1900 si assistette poi ad un miglioramento dell’industria conciaria anche dal punto di vista meccanico, che porta all’introduzione di nuovi macchinari nel processo produttivo del cuoio, fra cui importantissimi sono i “bottali”. Tali macchinari di cui si parlerà estesamente più avanti, permettererono di velocizzare di molto i processi lavorativi. Durante il periodo del boom economico italiano, fra il 1960 e il 1980 circa poi, il paese di Arzignano diventerà un vero e proprio polo conciario a livello mondiale, con un elevata produzione di cuoio per mezzo di raffinate tecniche, più o meno complesse, di cui si parlerà più avanti.

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L’abbigliamento, la nobilità ed il femminismo degli anni 60′

In molte società, le persone di alto ceto sociale indossano speciali capi d’abbigliamento o per decorazione per sé stessi come proprio status symbol. In tempi antichi, soltanto i senatori Romani potevano indossare vesti tinti con porpora di Tiria.; soltanto altolocati capi Hawaiani possono indossare mantelli di piume e palaoa o denti di balena intagliati. Sotto il regno Travancore di Kerala (India), le donne di basso ceto devono pagare una tassa per il diritto di coprire la parte superiore del corpo. In Cina prima della proclamazione della repubblica Cinese, solamente l’imperatore poteva vestirsi di giallo. In molti casi durante tutta la storia ci sono stati sistemi elaborati di leggi riassuntive per regolare chi poteva indossare determinati abiti. Nelle altre società (compreso quelle più moderne), nessuna legge proibisce alle persone di basso ceto d’indossare abiti di ceto alto, ma l’alto costo in effetti ne limita l’acquisto e l’esposizione. Nella moderna società occidentale, soltanto i ricchi possono permettersi l’alta moda. Il pericolo di ostracismo sociale può anche limitare la scelta degli abiti.

Facendo riferimento in particolare agli anni Sessanta l’abbigliamento assume una grande carica simbolica in relazione al nascente fenomeno del femminismo. Se la minigonna esprime la libertà femminile, il diritto di mostrare e gestire autonomamente il proprio corpo, il diritto di non essere discriminate da una società maschilista si manifesta nell’atteggimento e nell’abbigliamento (jeans, ma non solo), da parte di molte donne, specialmente giovani.

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Elenco tipi di cuoio per scarpe e vestiti: le basi dell’abbigliamento

Il cuoio è stato utilizzato fin dall’antichità per costruire giacigli e oggetti di abbigliamento.

Il cuoio è il materiale ricavato dalla pelle degli animali la quale, in seguito ad un processo denominato “concia”, viene resa inalterabile e non soggetta a putrefazione.

Viene impiegato per la realizzazione di calzature, selleria, borse o altri oggetti.

I primi a impiegare il cuoio per compiere decorazioni furono gli Arabi, che insegnarono i loro procedimenti nella lavorazione agli Spagnoli. Questi fabbricarono i cuoi di Cordova decorati con rilievi su fondi d’oro, cesellati e dipinti, che furono usati per le tappezzerie, legatoria, fodere per sedili.

In Italia, durante il Rinascimento, il cuoio fu usato anche negli arredamenti o nei pannelli murali oppure per la legatoria dei libri. Con i cuoi bulinati, stampigliati e impressi in oro si cominciarono ad usare anche cuoi lavorati in altri modi: intarsiati, martellati, damascati, sbalzati.

Dal XVIII secolo in poi, cominciò a diffondersi il cuoio Marocchino, un tipo di cuoio di capra conciato con galla e colorito dalla parte del fiore, usato maggiormente per proteggere scrivanie, cofanetti preziosi oppure mobili in genere.

Principali tipi di cuoio usati per realizzare vestiti nel mondo:

  • Cuoio bulgaro (o anche cuoio di Russia) un cuoio conciato al vegetale, che presenta un odore particolare grazie ad un olio etereo della corteccia della betulla
  • Marocchino
  • Cuoio bollito, cuoio che si otteneva da pelli bovine, che venivano riscaldate in una miscela di cera, gomma, resina e colla (questo cuoio, con il procedimento a caldo, diveniva molle e modellabile ed era utilizzato per fabbricare astucci, foderi, borse)
  • Pelle Connolly
  • Cuoio in crosta, cuoio conciato e essiccato.
  • Cuoio cilindrato, cuoio lucidato e cilindrato utilizzato per le suole delle scarpe
  • Cuoio maschereccio, cuoio di bovino pesante, conciato con allume e poi finito con sego, oli e grassi (è usato per le bardature e per articoli vari di selleria)
  • Cuoio grasso, cuoio molto ingrassato conciato al vegetale, adoperato per le valige e per le calzature da lavoro
  • Cuoio rigenerato