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La conciatura delle pelli: dal medioevo sino ai giorni nostri

Di fatto la necessità di conciare una pelle, di renderla perciò imputrescibile, è un problema affrontato dall’uomo già agli albori della sua storia. Infatti i primi uomini non conoscendo la tessitura si coprivano, come risaputo, con pelli degli animali cacciati, che presentavano però l’inconveniente di dare origine a fenomeni putrefattivi dopo qualche tempo.

La storia della conciatura delle pelli

Per dare una spiegazione alla scoperta della possibilità di conciare le pelli si pensa che, casualmente, qualcuno dei nostri antenati abbia gettato delle pelli scuoiate all’interno di uno stagno o una pozza d’acqua, e di ritrovarle ancora intatte e indurite dopo qualche giorno. Ovviamente questo fatto ritrova un riscontro scientifico in quanto, all’interno di una pozza d’acqua e/o stagno, si può creare una situzione tale per cui in esso vi sia presente un’elevata quantità di tannini naturali provenienti dalla decomposizione delle foglie di alberi che vi sono cadute dentro (il tannino è una sostanza conciante). Ecco quindi che partendo da questo presupposto si può arrivare a capire come l’uomo sia riuscito ad affinare le proprie abilità di conciatore, e quindi di produttore di cuoi, fino ad arrivare all’età medioevale, periodo durante il quale nasce “l’arte della concia” come molte altre arti(si veda il significato storico di arte come mestiere). La concia è una vera e propria arte dunque che si sviluppa contemporaneamente sia in Italia che in Spagna, che in vari altri paesi, seppur con metodologie differenti, a partire dal Medioevo.

La conciatura delle pelli nel medioevo

Specificamente per l’Italia quest’arte ha uno sviluppo rilevante attorno al 1300 circa nella zona della laguna di Venezia, per poi estendersi ad altri centri del nord. Il metodo allora utilizzato per conciare le pelli aveva una durata lunghissima che poteva essere anche di qualche mese, con il tempo però si cercherà di diminuire questo periodo ricercando dei metodi di concia più rapidi, come si vedrà in seguito. Ovviamente il mestiere del conciatore non va localizzato solamente in queste aree della penisola, anche se questi sono stati i centri principali in cui questo fenomeno si è sviluppato.

Alcuni centri importanti oltre alla laguna veneziana furono, per esempio: Vicenza, Bassano del Grappa, e altri paesi limitrofi, di cui si parlerà successivamente, come ad esempio Arzignano. Nelle due città appena citate l’arte della concia ha avuto modo di svilupparsi grazie alla grande quantità di acqua disponibile, infatti, la maggior parte delle operazioni che portano alla trasformazine della pelle in cuoio, ne comportano un grande utilizzo. Nella città di Vicenza, per esempio, sono presenti due importanti corsi d’acqua: il fiume Bacchiglione e il fiume Retrone sulle cui sponde si svolse per molto tempo l’attività della concia. Una delle novità nella lavorazione del cuoio risalente al 1700 circa è dovuta alla scoperta del modo di ottenere dei cuoi scamosciati.

La concia delle pelli per l’abbigliamento nel 1700

Fra il 1700 e il 1800 cominciano a comparire nel paese di Arzignano i primi centri per la concia dei cuoi della zona, tale fenomeno è dovuto alla posizione stessa della cittadina, infatti, essa è situata nell’alta valle del Chiampo (fiume che attraversa Arzignano e che prende nome da un paese confinante) e per questo è ricca di salti d’acqua e rogge a corso rapido, che permisero la movimentazione dei mulini per la macinazione delle materie concianti(fino ad allora era usata la polvere ottenuta dalla macinazione del “sommaco veneto” o della ghianda che contengono un’elevata percentuale di sostanza tannica).
Nel secolo scorso

Durante questo periodo nasce anche la necessità di trovare un metodo di concia del cuoio sufficientemente veloce o che comunque permettesse di diminuire la durata dei trattamenti. Una risposta effettiva a questo problema è stata data nei primi anni del 1900 con la scoperta della possibilità di utilizzare un minerale particolare, e cioè il cromo esavalente (Cr6+ ottenuto con un metodo di cui si parlerà in seguito). L’effetto che questo minerale provocava sulla pelle era quello di renderla un cartoccio di colore verdognolo, che anche se non presentava delle caratteristiche adatte ad essere commercializzato, in quanto era troppo duro e rigido, aveva comunque il pregio di poter essere prodotto in poche ore. Partendo dunque da questo risultato iniziale, i conciatori riuscirono, nella zona di Arzignano, a modificare la tecnica conciaria in modo tale da evitare questo effetto di “accartocciamento” della pelle, e di produrre cuoi con caratteristiche meccaniche superiori rispetto a quelli conciati al naturale e in minor tempo, per la concia al Cr6+ bastavano infatti circa 4 ore, rispetto agli svariati giorni necessari per la produzione di cuoi con l’ausilio dei tannini.

La conciatura delle pelli per l’abbigliamento dal 1900

Durante tutto l’arco del 1900 si assistette poi ad un miglioramento dell’industria conciaria anche dal punto di vista meccanico, che porta all’introduzione di nuovi macchinari nel processo produttivo del cuoio, fra cui importantissimi sono i “bottali”. Tali macchinari di cui si parlerà estesamente più avanti, permettererono di velocizzare di molto i processi lavorativi. Durante il periodo del boom economico italiano, fra il 1960 e il 1980 circa poi, il paese di Arzignano diventerà un vero e proprio polo conciario a livello mondiale, con un elevata produzione di cuoio per mezzo di raffinate tecniche, più o meno complesse, di cui si parlerà più avanti.