Le donne sono state spesso discriminate in molte culture del mondo che riconoscevano loro capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia.
La condizione delle donne nella preistoria
Nelle società di caccia e raccolta mentre l’uomo aveva il ruolo di cacciatore, la donna accudiva i figli e procurava prodotti commestibili raccogliendoli. Secondo alcune teorie si ritiene che le donne possano aver inventato l’agricoltura.
La condizione delle donne nell’età antica
In un primo momento nelle civiltà mesopotamiche (Egitto, Persia, Assiria, Babilonia) la donna aveva una posizione molto elevata all’interno della società. In questi luoghi è stato presente anche il matriarcato ma poi, con l’ascesa delle monarchie militari, persero di prestigio e si iniziarono a formare i ginecei, dai quali le donne non potevano uscire e dove non potevano vedere nessun uomo ad eccezione degli eunuchi e del proprio marito.
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La condizione delle donne nella Grecia classica
Nella Grecia omerica la donna veniva rispettata, ma nell’età di Pericle la donna ricca era tenuta in casa, mentre le donne povere erano costrette a lavorare e quindi avevano una certa libertà.
In occasione dei Giochi Olimpici alle donne non era nemmeno permesso di avvicinarsi al perimetro esterno del santuario, pena la morte. Nella società greca alle donne era vietato assistere a qualsiasi manifestazione pubblica, oltre che praticare qualsiasi attività sportiva. Ciò conferma la condizione di inferiorità a cui era soggetta la donna nella società greca, molto diversa, ad esempio, dalla condizione di relativa emancipazione di cui godeva la donna nel mondo romano.
Secondo un’antica tradizione si diceva addirittura che, se mai una donna avesse praticato una qualche attività sportiva, grandi sventure sarebbero arrivate in seguito a tutto il genere femminile.
In Grecia esistevano le donne ritenute serie (che dovevano stare in casa a far figli, ed erano sottomesse agli uomini), e le etere (“compagne”), che potevano accompagnarsi agli uomini e forse potevano anche gareggiare. Il tragediografo Euripide, ad esempio, fa dire a Medea, nella sua omonima tragedia:
“… l’uomo, quando si è stufato di vivere con quelli di casa, se ne va fuori e pone fine alla nausea che ha in cuore, recandosi da un amico o da un coetaneo. Noi invece siamo obbligate a guardare a un’unica persona. Dicono che noi trascorriamo la vita senza rischi in casa, mentre loro combattono con la lancia, ma si sbagliano: vorrei essere schierata in battaglia tre volte, piuttosto che partorire una sola volta!”. – (Traduzione: Galasso-Montana).
Ecco un’altra citazione tratta, sempre da Euripide:
“… e primamente, poi che donna che in casa non rimane, mal faccia, o no, pur mala voce ha sempre, io dell’uscir lasciata ogni vaghezza, chiusa dentro mie soglie ognor mi stava, né d’altre donne il favellio faceto v’ammettea, paga di guidar con buona e savia mente le domestich’opre; …”. – (Andromaca nelle Le Troiane Traduzione di Felice Bellotti).
La condizione della donna nella Roma antica
A Roma la donna fu considerata quasi pari all’uomo, ad esempio entrambi i genitori avevano pari obblighi nei confronti dei figli e la donna poteva accompagnare il marito ad una festa, a patto che mangiasse seduta e non sdraiata come era norma per gli uomini. Non mancarono tuttavia le limitazioni poste dal diritto romano alla capacità giuridica delle donne: esse non avevano il ius suffragii e il ius honorum, ciò che impediva loro di accedere alle magistrature pubbliche. Nel campo del diritto privato era inoltre negata alle donne la patria potestas, prerogativa esclusiva del pater, e conseguentemente la capacità di adottare. Il principio è espresso per il diritto classico dal giurista romano Gaio nelle sue Istituzioni: Feminae vero nullo modo adoptare possunt, quia ne quidem naturales liberso in potestate habent. Sempre da Gaio apprendiamo che alle donne, con l’eccezione delle Vestali, non era consentito in epoca risalente di poter fare testamento. tale ultima limitazione venne però abrogata già in epoca repubblicana.
La condizione della donna nel medioevo
Il Cristianesimo impose la sottomissione della donna all’uomo, ma la considerò importante in quanto doveva crescere spiritualmente i figli.
Con l’arrivo dei barbari Franchi e Longobardi in Italia, la condizione della donna peggiora. Essa è infatti un oggetto nelle mani del padre, finché questi non decida di venderla ad un uomo.
Con l’inquisizione la donna viene ritenuta un rappresentante del Diavolo sulla Terra (le cosidette streghe), capace di trarre in inganno l’uomo spingendolo al peccato in qualsiasi modo.
Tuttavia, dopo il 1000, con l’avvento del dolce stilnovo, la donna viene angelicata e considerata un tramite tra Dio e l’uomo.
La condizione della donna nell’età moderna
Le Dichiarazioni dei diritti americana e francese avvieranno la donna verso l’emancipazione.
La condizione della donna nell’età contemporanea
Le donne, con manifestazioni femministe, ottengono un iniziale ma progressivo cambiamento verso la parità dei sessi.
Il primo traguardo importante è il conseguimento del diritto di voto per il quale si batterono le suffragette. In seguito ai conflitti mondiali le donne, che avevano rimpiazzato i molti uomini mandati al fronte sul lavoro, ottennero maggiori ruoli in società e possibilità lavorative fuori dalla famiglia. Altri traguardi importanti sono stati: la possibilità del divorzio, la legalizzazione dell’aborto e l’indipendenza economica.
Oggi la donna nella civiltà occidentale è considerata pari all’uomo dal punto di vista giuridico; al contrario in paesi non occidentali (per esempio nei luoghi accesi dal fondamentalismo islamico) è ancora ritenuta un essere inferiore.